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 Correos: Dopo oltre 15 anni come Soprannumerario ho deciso di non rinnovare.- Murphy

078. Supernumerarios_as
Murphy :

Scrivo a dopo un mese da quella che mai avrei pensato sarebbe potuta essere una scelta fatta da me: una scelta fatta con dolore ma nello stesso tempo con un profondo senso di libertà interiore...



Dopo oltre 15 anni nell’Opus Dei come Soprannumerario ho deciso di non “rinnovare” anche se in cuor mio, ho deciso con dolore piuttosto di “andar via dall’Opera” per i motivi che brevemente vi raccontero'. Ho provato in questi anni a trasmettere ai direttori e ai Prelati in senso più generale la mia sofferenza non solo legata agli eventi “ingiusti” quanto anche alle conseguenze sulla mia vita che certi “giochi” di potere all’interno del posto di lavoro del Campus Bio Medico di Roma hanno avuto. Le risposte non ricevute dagli attori ho smesso di aspettarle anche perché ritengo molti di loro incapaci di darne. Al di là degli eventi concreti , e’ un modus operandi che e’ sbagliato, e cio ha caratterizzato oltre che la mia, anche storie di molte altre persone. Credo fermamente dunque che alla base ci sia una problematica di “approccio” che va corretto e c’è poco da giustificare. Solo chi come me ha vissuto certe situazioni può fare in modo che non si ripetano, che si lavori per il cambiamento. Questo e’ vero e mi ha aiutato in questi anni a sopravvivere ma anche a sentirmi un vero don Quixote! Ma il problema e’ a mio avviso che certe “lobbies” chiaramente esistenti come nella Chiesa anche nell’Opus Dei ti emarginano, e il cambiamento deve in realtà farlo chi ha il potere e il ruolo per farlo. E non avviene. Sono arrivato a diffidare dal fatto che “serva tempo” perché ne e’ trascorso tanto. Ne ha sofferto la mia fede e la mia vocazione e la mia vita professionale. Sono arrivato ad essere esaurito, svuotato, esasperato. A questo non c’è giustificazione.

La politica e’ entrata a capofitto nella realtà, distruggendo completamente i principi fondanti la struttura. Denaro, interessi economici e politici stanno minando il corretto funzionamento della Struttura. E io che ne soffrivo perché trovavo la cosa inconsistente con i principi dell’Opera sono stato “fatto fuori”. Chi e' alla guida della struttura, e' assetato di potere, e giustifica il tutto come una sua dedizione personale. Io ho dovuto ricostruirmi una vita professionale girando il mondo. Meritavo tutto ciò?

Si troveranno millemila alibi ma ciò che conta sono i fatti, i comportamenti e il non aver saputo dar risposte! A volte quando vedo uno dei Cappellani cercare in tutti i modi di far sentire la vicinanza con il Papa e invitandolo varie volte con tanto affanno sembra quasi sia alla ricerca di una qualche risoluzione che giustifichi l’operato della Struttura che invece a mio avviso andrebbe corretto più che appoggiato.

Ho realizzato che per stare bene nell’Opera serva la serenità più che la spensieratezza - che sicuramente mi da Dio e lui mi ha donato il dono della Vocazione, ma - e’ così difficile ammetterlo - molte persone e una serie di circostanza in senso più lato me l’hanno tolta perché certi esempi devono esistere: si e’ creato un solco profondo tra -da una parte - la mia spiritualità e- l’Istituzione che - sia vero o meno - pur dovendo badare “solo” buono spirito nel caso del CBM ha sotto certi aspetti l’obbligo però di darci delle risposte e ove possibile correggere certi comportamenti. Questo, mi sembra evidente, non e’ successo e non succede ove necessario. Consequente e’ la mia realizzazione che nell’economia di una istituzione forse io non valessi più di un numero. Ho apprezzato moltissimo una intervista del Prelato che qualche mese fa - con molta umiltà e per la prima volta chiedeva scusa per gli errori compiuti dalle persone dell’Opera e questo secondo me e’ una cosa molto bella. Ho apprezzato molto e sono convinto sempre di più che consapevolezza c’è che certi problemi esistono.

In ogni caso ho realizzato che se una cosa non ti fa progredire nella tua vita interiore, cosa che e’ successo a me ma si trasforma addirittura in una minaccia a causa di risentimenti o rabbia non solo è il caso di lasciarla, ma diventa un dovere nei confronti di me stesso. Mea culpa sulla mia incapacità di perdonare, qualcuno mi ha puntualizzato. Ma perdonare per perdonare e’ molto difficile sopratutto se questo processo interiore deve avvenire gratuitamente (banalmente senza neanche che qualcuno quanto meno ammetta serenamente gli errori).

Questo lungo processo mi ha portato a realizzare che che in nessun modo la mia fede, il mio cammino per arrivare al Cielo, la mia relazione con Cristo dipenda dall’Opus Dei o da qualunque altra istituzione fuori e dentro la Chiesa, o da qualunque individualità in esse.

Sono cresciuto da una famiglia con il dono della Fede e grazie a Dio me l’hanno trasmessa forte e matura e mi duole vedere i miei genitori soffrire per me ora.

Il cortocircuito che si e’ creato in una persona che come me ci credeva profondamente anche al punto di arrivare a correggere cose del mio carattere, della mia personalità mi ha portato ad essere molto sconfortato e ad arrivare diffidare dell’Opera come Istituzione come il giusto mezzo per arrivare in cielo.

Ora ho bisogno di “curare” queste ferite e poi ricominciare. Come Le dicevo il mio rapporto con il Signore non e’ cambiato, e sono grato all’Opera per avermi fatto maturare un rapporto personale con Lui. Ma per tutta la serie di considerazioni fatte, ho visto difficile continuare sebbene qualcuno mi ha fatto notare - con toni non molto fraterni - che una volta fuori difficilmente rientrerò, ma cuor mio so che non e’ così.

All’Opera sono grato di molte cose, che sono parte della mia persona e della mi vita, del mio modo di essere e di essere Cristiano. E spero che se Dio vorrà certe cose cambieranno, si avrà una consapevolezza lucida dei problemi e si cercheranno oggettivamente di correggere.

Ho una unica certezza: Dio sabe mas...

Murphy




Publicado el Friday, 03 May 2019



 
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