Perchè pubblichiamo i documenti e gli scritti interni dell'Opus Dei?

Agustina López de los Mozos Muñoz

Coordinadora de Opuslibros.org

 

 

Le testimonianze pubblicate da ex membri dell'Opus Dei che descrivono le loro vite nell'Opera, mostrano in modo evidente un insieme di aspetti comuni, indipendenti dal paese e dall'epoca. Il riconoscimento da parte di ognuno di che la propria esperienza non è stata solo sua, ma che molti altri hanno vissuto gli stessi conflitti e contraddizioni, sta costituendo uno dei meccanismi più potenti per riuscire a comprendere quale sia stato il processo che abbiamo sperimentato e nel quale abbiamo lasciato più o meno anni delle nostre vite, e poter così guarire le nostre ferite.

 

Tuttavia, sorge in modo ricorrente una domanda riguardo al fatto che il modo con cui si è agito con noi, e specialmente in quelle modalità che consideriamo più dannose, sia frutto di comportamenti individuali dei direttori o di persone con le quali ad ognuno sia toccato di vivere, oppure se questi comportamenti abbiano un carattere istituzionale perchè risultano dall'osservanza di istruzioni, normative, indicazioni o criteri propri dell'istituzione.

Coloro che abbiamo dedicato anni della nostra vita all'Opus Dei abbiamo il diritto di sapere se il danno che abbiamo sofferto proviene da errori individuali o se la responsabilità corrisponde alla propria istituzione.

Per questo è necessario conoscere e analizzare i documenti provenienti dalla stessa istituzione nei quali si descrivono e si trasmettono per l'esecuzione le norme interne, i criteri e le regole di comportamento del funzionamento interno dell'istituzione, del governo dei membri e della prassi quotidiana. A uo tempo ha costituito una pietra miliare importante la pubblicazione delle Costituzioni del 1950 , le quali stabilivano riguardo a se stesse che "non dovevano essere divulgate", ed essendo scritte in lingua latina "neppure debbono essere tradotte nelle lingue volgari" (Cfr. Constituciones, art. 193). Dopo l'erezione come Prelatura Personale, i nuovi Statuti del 1982 furono pubblicati su media vicini all'Opus Dei, ma sempre in latino, e furono media estranei all'Opus Dei quelli che li diedero a conoscere tradotti in spagnoli o in altre lingue.

Costituendo gli Statuti il diritto particolare dell'Opus Dei, il loro sviluppo si produce per mezzo di tutto un insieme di istruzioni e normative che, come un regolamento, indica le forme e i criteri di attuazione in base ai quali debbono agire i direttori dell'istituzione. Sono i cosiddetti documenti e scritti interni dell'Opus Dei.

Di fronte all'accusa fatta ai partecipanti di questa web di che sottolineiamo solo gli aspetti peggiori dell'Opus Dei e lasciamo passare sotto silenzio il meglio dell'Opera, pubblichiamo integralmente questi documenti e scritti della Prelatura. Non selezioniamo punti concreti che possano evidenziare alcune delle pratiche più controverse dell'Opus Dei. Li pubblichiamo completi perchè coloro che siamo stati soggetti passivi delle normative che in essi vengono descritte possiamo analizzare e giudicare tutto personalmente.

Con ciò non pregiudichiamo l'immagine dell'Opera; al contrario. Secondo le affermazioni che si fanno nella pubblicazione interna: "Vademecum de los Consejos Locales (1987)": "se qualche persona che non è dell'Opera lo leggesse, si riempirebbe di allegria e di affetto al vedere la rettitudinendi coscienza , la limpidezza dei mezzi soprannaturali e umani che si impiegano, e l'amore e il sacrificio che si mettono per servire e fare il bene dell'umanità intera, senza distinguo e senza fobie" (pagg. 24 e 25) D'altro canto, tali pubblicazioni costituiscono parte della storia personale degli ex membri, molti dei quali non sapevano nemmeno che esistevano tali direttrici, nonostante che fossero loro applicate.

Questioni tali come i mezzi interni di formazione, il provocare la crisi vocazionale (cioè l'assicurare "in nome di Dio", per mezzo della direzione spirituale, che si ha vocazione all'Opus Dei), la vita all'interno dell'istituzione, la direzione spirituale, la povertà, la relazione con la famiglia d'origine, l'interpretazione del Vangelo e della Dottrina della Chiesa Cattolica, ecc. riguardano non solo quelli di dentro o coloro che se ne sono andati, ma chiunque si avvicini all'Opera. Nella nostra Costituzione spagnola si riconosce nell'art. 9.1 il principio della pubblicità delle norme, e così pubbliche debbono essere le norme fondamentali della Prelatura che costituiscono il suo diritto peculiare (gli statuti) come quelle interpretative (il Catechismo, i Vademecum, Esperienze, Glosse,...). In questo senso occorre sottolineare che negli accordi Santa Sede - Stato spagnolo esiste una ricezione delle norme del diritto canonico per determinare la capacità di operare delle entità della Chiesa, norme per tanto che nel nostro territorio debbono godere anch'esse di pubblicità, in modo tale che possa rendersi reale il principio di sicurezza giuridica, proclamamto anch'esso nel citato articolo 9 della Costituzione e in consonanza con l'articolo 22 della Costituzione, che proibisce le associazioni segrete.

Come indicava propio il fondatore dell'Opus Dei, "... per predicare ed insegnare questa dottrina non ho mai avuto bisogno di nessun segreto. I soci dell'Opera abominano i segreti...! (Conversazioni con Mons. Escriva de Balaguer, 34). Così perciò, intendiamo che l'accesso ai documenti e scritti interni dell'Opus Dei può aiutare tutti: a colore che, conoscendoli, dovrebbero applicarli; a coloro che, senza conoscerli, fossero soggetti alle loro disposizioni; e a quanti senza formare parte dell'Opera abbiano un legittimo interesse a conoscere la prassi reale e concreta dentro l'Opus Dei.

 

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