Spunti di riflessione dall’Italia.- Fiorenzo2002
Fecha Monday, 29 April 2024
Tema 115. Aspectos históricos


Spunti di riflessione dall’Italia

Nel mio ultimo intervento su OpusLibros (L’anno che verrà), scrivevo del clamoroso abbandono del Castello di Urio, prestigiosa villa d’epoca sul lago di Como, un “fiore all’occhiello” – come si dice in italiano – dell’Opus Dei; quasi una reliquia dato che era stata visitata dal Fondatore, nella quale sono passate generazioni di opusdeisti e sono stati esibiti ospiti prestigiosi, espressione della ricca ed operosa regione lombarda nella quale si trova Milano che è la sede ufficiale italiana dell’Organizzazione: scelta quest’ultima, come l’Opus ha sempre sottolineato compiaciuta, della “delicatezza” con cui, sempre il Fondatore, volle evitare che il governo della regione italiana potesse sentirsi condizionato da quello centrale di Villa Tevere…



 La vendita sembra oramai avviata a concludersi (risulta da fonte ufficiale che sia stato firmato l’atto preliminare di acquisto), dopo che la decisione aveva suscitato proteste alquanto vivaci, note ai lettori di Opuslibros, da parte di chi vedeva tramontare un simbolo, tra l’altro molto spendibile all’esterno, della spiritualità, della missione, dello stile stesso dell’Opera.

Di questa protesta non si è poi saputo più niente e la società proprietaria della villa – come ha fatto notare Agustina – non ha tardato ad assecondare le decisioni della Prelatura a seguito del ridimensionamento delle attività ed evidentemente per lo scarseggiare delle numerarie ausiliarie.

Sorte migliore non tocca all’altro emblema della grandeur inaugurata agli inizi degli anni ottanta, all’esordio della stagione prelaturiana: la casa di ritiri e convegni denominata Castelromano, che, come scrivevo, era da tempo in agonia, e che infatti ora viene anch’essa messa in vendita.

Si tratta di una imponente struttura alle porte di Roma, nel Comune di Castelgandolfo, alle pendici della collina dove si trova la villa pontificia nota per essere la residenza estiva dei Papi, anche se Francesco ha interrotto questa usanza e l’ha aperta ora ai visitatori.

Per quarant’anni l’edificio, con il grande parco alberato, ha rappresentato il polo delle attività spirituali e di immagine per le persone di casa e per coloro che gravitavano intorno all’Opera invitati alle cosiddette attività formative, che hanno un ruolo essenziale per indirizzare ed orientare persone da attrarre nella sfera di influenza della Prelatura. Inoltre nella casa aveva sede la Scuola “alberghiera” nella quale risiedevano delle numerarie ausiliarie, le cui vicende e la cui progressiva estinzione trovano un’eco assai significativa in Opuslibros.

 Questi due avvenimenti hanno un significato psicologico e morale che supera di gran lunga la loro pur notevole importanza materiale, perché indicano la fine di un’epoca caratterizzata da malcelato elitarismo e spiccata autoreferenzialità. Infatti essi fanno emergere sempre di più l’inadeguatezza del cammino percorso, inadeguatezza che si cerca di esorcizzare alludendo come sempre, più o meno chiaramente, all’incomprensione degli altri, della Chiesa in primis. Sempre che l’obiettivo tipicamente clericale della Prelatura non fosse, implicitamente ma del tutto consapevolmente, voluto per conseguire quella pretesa “gerarchica” che i provvedimenti del Papa ora ricacciano nel cassetto.

Oggi, come nota JasonJonas (Los nuevos fariseos), predomina un linguaggio buonistico fatto di adesione persino mielosa alle direttive spirituali del Papa, mentre alla base dei numerari, soprannumerari, aggregati, cooperatori e simpatizzanti, che non si sa bene quale consapevolezza abbiano della loro effettiva condizione, è stato proposto di recente, sempre qui in Italia, di partecipare ad un sondaggio di opinione che divaga su svariati aspetti: sociali, politici, religiosi, familiari, ecc., come se si trattasse di una indagine di mercato. Viene da pensare quasi a un diversivo, come se tutto questo potesse avere un qualche rapporto con l’incoerenza, ed in un certo senso l’arbitrarietà degli Statuti di cui la Santa Sede attende l’adeguamento.

Ma questa irenica manifestazione di rispetto e adesione nasconde evidentemente altro, perché altrimenti non si spiegherebbe la resistenza reticente e perdurante, quanto meno sul piano della comunicazione e dell’effettiva partecipazione, ad accettare il cambiamento; in definitiva, assistiamo al rifiuto di obbedire al Santo Padre, a dispetto della dichiarata fedeltà a servire la Chiesa come questa vuole essere servita, secondo la notissima e sbandierata affermazione fondativa.

Qui ha colto nel segno la sempre apprezzata Aquilina (Elena)*, che ha fatto notare (¿Reacción estrategica?) la singolare coincidenza dell’intervento sul sito italiano riguardante l’infallibilità del Papa quando parla ex cathedra. Infatti, viene da pensare, c’era proprio bisogno di questa compunta e zelante lezioncina? Era proprio questo l’argomento più urgente e necessario per i volenterosi lettori dell’anemico sito? Ma su questo tema e dintorni varrà la pena di ritornare.

Un saluto cordiale a tutti.

fiorenzo2002

*Elena (Aquilina), che è italiana, scrive in castigliano ed io l’ammiro molto anche per questo. Amo la lingua di Miguel de Cervantes e la comprendo abbastanza, ma non al punto di scrivere bene; ricorro perciò alla lingua di Dante, che spero non dispiaccia ai Lettori di OpusLibros.







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