L'invito di Mediterraneo, Las langostas son valientes, suscita alcune riflessioni sulla condizione dei numerari che sono realmente estranei a molte delle condizioni della vita ordinaria, specialmente quando non esercitano, o non hanno esercitato, un lavoro esterno e non hanno avuto rapporti correnti di tipo sociale e professionale. I

l percorso attraverso il quale entrano nell'istituzione e quello formativo che poi subiscono, possono rendere problematica l'acquisizione di una effettiva maturità; evenienza questa che può portare a comportamenti inappropriati specialmente nella direzione sia organizzativa che spirituale di altri laici i quali, specialmente se di un certo livello, si vengono a trovare in condizione di forte disagio.

Effettivamente, la condizione dei numerari è del tutto simile a quella dei religiosi; come è simile a quella dei religiosi l'organizzazione della Prelatura che, rivendicando la sua natura di struttura gerarchica della Chiesa, si rinchiude inevitabilmente, e comunque con un certo connotato clericale, in un guscio separato da quel mondo laico che invece assume quale propria caratterizzazione ed ambito della sua missione. E questo a prescindere se sia realmente una struttura gerarchica, almeno in senso proprio.

La "provocazione" di Mediterraneo fa subito pensare che non sarebbe certo facile la convivenza di un gruppo di uomini abituati ad essere sollevati da ogni peso o faccenda domestica che si trovassero a far da soli, come avverrebbe nella vita comune, magari industriandosi a cercare collaboratrici o collaboratori familiari.... Siamo entrati nel campo della fantasia e non è il caso di far correre l'immaginazione su ciò che potrebbe portare una innovazione del genere. Serve però pensare che ogni processo di immedesimazione nella realtà porta, o dovrebbe portare, attraverso problemi e difficoltà, ad una condizione più vera e quindi a vivere il proprio spirito in modo autentico e non virtuale.

Un saluto a tutti.

fiorenzo2002