Opuslibros - Para Logan.- Fabrizio

Fabrizio :

(Traducción al español con muy buena voluntad por parte de este oreja pero que puede tener fallos. Podéis leer el email original de Fabrizio en italiano)

Querido Logan,

ante todo me felicito contigo porque eres tan feliz en la obra y también porque tienes el coraje de confrontarte abierta y amablemente con otros que, en cambio, ya no logramos serlo y precisamente por eso nos hemos ido. Por mi parte sólo puedo contestarte sobre la base de mi experiencia personal de casi 15 años de numerario y de las ideas que he madurado en los años posteriores.

1) es difícil decir en una palabra porqué, de acuerdo con los directores, decidí irme, pero indudablemente no lo hice porque me costaran las normas, el cilicio y el apostolado o porque me creyera un sparring; si hubiera sido así no habría esperado mucho tiempo a irme. Esencialmente influyó el modo de vivir y de pensar al que se me redujo en la obra que no se parecía en nada al programa inicial: "luchar para ser santo viviendo en el mundo"; "en la obra somos libres"; "el motivo más sobrenatural por el que estamos en la obra es porque nos da la gana" (y sólo cito algunos).

2) me permito recordarte que el contrato jurídico a través del que nos atamos a la obra no es con Dios, sino con la obra. Y el hecho que la Iglesia prevea que pueda ser desatado, lo confirma: de otro modo nunca habrían podido la Iglesia y la obra permitirse "desatar lo que Dios ha unido."

3) aunque la consideración anterior no sea motivo suficiente para irse de la obra, el hecho de que yo me haya ido es manifestación de libertad humana y espiritual, igual que tu decisión de quedarte en la obra.

4) decir que "la entrega es sin reservas" sólo es un modo de decir genérico y simplista, porque en todo caso hay límites: además de aquellos establecidos por Iglesia en los Estatutos, están los de la inteligencia, de la libertad y de la conciencia del que generosamente se entrega a Dios en la obra.

Con esto no quiero poner absolutamente dudas en tu joven vocación, que espero pueda seguir dándote la felicidad que experimentas hoy. También yo por muchos años he experimentado esa felicidad en la obra y, aunque hubo mucho sufrimiento en el alejamiento, no tengo sentimientos de odio y venganza, pero no creo haber sido entonces un traidor, ni de serlo hoy si cuento lo que ha sido mi experiencia en el Opus Dei.

En un poco de tiempo mandaré un escrito un poco más largo en el que, si te apetece, podrás profundizar en los puntos anteriores.

Un abrazo.
Fabricio.

Caro Logan,

innanzitutto mi felicito con te perché sei così felice nell'Opera ed anche perché hai il coraggio di confrontarti apertamente e garbatamente con altri che invece non riuscendo più ad esserlo proprio per questo se ne sono andati.
Da parte mia posso solo risponderti sulla base della mia esperienza personale di quasi 15 anni da numerario e delle idee che ho maturato nei tanti anni passati da quando ho smesso di esserlo.

1) è difficile dire in una parola perché, d'accordo con i direttori, decisi di andarmene, ma sicuramente non lo feci perché mi costavano le norme, il cilicio e l'apostolato o perché mi credevo uno sparring, altrimenti non avrei aspettato tanto tempo a farlo. Essenzialmente mi resi conto che il modo di vivere e di pensare a cui mi ero ridotto nell'Opera non assomigliava per nulla al programma iniziale: "lottare per essere santo vivendo nel mondo"; "nell'Opera siamo liberissimi"; "il motivo più soprannaturale per cui restiamo nell'Opera è perché ne abbiamo voglia" (e ne cito solo alcuni).

2) mi permetto di ricordarti che il contratto giuridico mediante il quale ci leghiamo all'Opera non è con Dio, ma con l'Opera. E il fatto che la Chiesa preveda che possa essere sciolto lo conferma: altrimenti mai avrebbero potuto la Chiesa e l'Opera permettersi di "sciogliere ciò che Dio ha unito".

3) sebbene la considerazione precedente non sia motivo sufficiente per andarsene dall'Opera, il fatto che io me ne sia andato è manifestazione di libertà umana e spirituale tanto quanto lo è la tua decisione di restare nell'Opera.

4) dire che "l'entrega es sin reservas" è solo un modo di dire generico e semplicistico, perché in ogni caso i limiti ci sono: oltre a quelli stabiliti dalla Chiesa negli Satuti, quelli dell'intelligenza, della libertà e della coscienza di colui che generosamente si dona a Dio nell'Opera.

Con questo non voglio assolutamente mettere dei dubbi nella tua giovane vocazione, che mi auguro possa continuare a darti la felicità che oggi sperimenti. Anch'io per molti anni ho sperimentato proprio tale felicità nell'Opera e, sebbene abbia tanto sofferto nell'allontanarmene, non riesco a provare sentimenti di odio e di vendetta, ma non ritengo di essere stato un traditore allora, né di esserlo oggi se racconto ciò che è stata la mia esperienza nell'Opus Dei.

Tra un po' di tempo invierò uno scritto un po' più lungo in cui, se ti fa piacere potrai approfondire i punti precedenti.

Un abraccio.
Fabrizio.

Publicado el Thursday, 18 March 2004